Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/226

Da Wikisource.
214 IL FILOSTRATO


XXII.


Il simigliante gli diceva Ettore,
     Paris e gli altri fratelli e sorelle;
     E domandavan d’onde esto dolore
     Sì grande avesse, e per quai ree novelle.
     Alli quai tutti diceva ch’al core
     Si sentia noie, ma quai fosser quelle,
     Niuno poteva tanto addomandare
     Che da lui più ne potesse apparare.

XXIII.


Erasi un dì tutto maninconoso,
     Per la fallita fede, ito a dormire
     Troilo, e in sogno vide il periglioso
     Fallo di quella che ’l facea languire:
     Che gli parea per entro un bosco ombroso
     Un gran fracasso e spiacevol sentire;
     Per che levato il capo, gli sembrava
     Un gran cinghiar veder che valicava.

XXIV.


E poi appresso gli parve vedere
     Sotto a’ suoi piè Griseida, alla quale
     Col grifo il cor traeva, ed al parere
     Di lui, Griseida di così gran male
     Non si curava, ma quasi piacere
     Prendea di ciò che facea l’animale,
     Il che a lui sì forte era in dispetto,
     Che questo ruppe il sonno deboletto.