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PARTE SETTIMA | 233 |
LXXIX.
Sicchè ’l nostro valore al modo usato
Potrem nell’armi a’ Greci far sentire:
Non vuo’ tu più con noi venire armato,
Che ’l primo solevi essere al ferire,
E come pro’ da loro esser dottato
Tanto, ch’avanti a te tutti fuggire
Ne solei fare? Ettor n’ha già commossi,
Che doman siam con lui di fuor da’ fossi.
LXXX.
Quale lion famelico, cercando
Per preda, faticato si riposa,
Subito su si leva i crin vibrando
Se cervo, o toro sente o altra cosa
Che gli appetisca, sol quella bramando;
Tal Troilo udendo la guerra dubbiosa
Ricominciarsi, subito vigore
Gli corse dentro all’infiammato core.
LXXXI.
E ’l capo alzato, disse: fratel mio,
Io son nel vero alquanto deboletto,
Ma io ho della guerra tal disio,
Che rinforzato, tosto d’esto letto
Mi leverò: e giuroti, se io
Mai combattei con duro e forte petto
Contra li Greci, or più combatteraggio
Ch’ancor facessi, in sì grand’odio gli aggio.