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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/247

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PARTE SETTIMA 235


LXXXV.


Ciascuna a suo potere il confortava,
     E tale il domandava che sentia;
     Esso non rispondea, ma riguardava
     Or l’una or l’altra, e nella mente pia
     Di Griseida sua si ricordava,
     Nè più che con sospir ciò discopria;
     E pur sentiva alquanto di dolcezza
     E per li suoni e per la lor bellezza.

LXXXVI.


Cassandra che per caso aveva udito
     Ciò che ’l fratel Deifebo aveva detto,
     Quasi schernendol perchè sì smarrito
     Si dimostrava, ed era nell’aspetto,
     Disse: fratel, per te mal fu sentito,
     Siccome io m’accorgo, il maladetto
     Amor, per cui disfatti esser dobbiamo,
     Come veder, se noi vogliam, possiamo.

LXXXVII.


E poichè pur così doveva andare,
     Di nobil donna fostu innamorato!
     Che condotto ti se’ a consumare
     Per la figlia d’un prete scellerato,
     E mal vissuto e di piccolo affare:
     Ecco figliuolo d’alto re onorato,
     Che ’n pena e ’n pianto mena la sua vita,
     Perchè da lui Griseida s’è partita!