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236 IL FILOSTRATO


LXXXVIII.


Turbossi Troilo la sorella udendo,
     Sì perchè udiva dispregiar colei
     La quale el più amava, e sì sentendo
     Che ’l suo segreto agli orecchi a costei
     Era venuto, il come non sapendo,
     Pensò che per risponso degli dei
     Ella il sapesse; non pertanto disse:
     Ver parria questo se io mi tacisse:

LXXXIX.


E cominciò; Cassandra, il tuo volere
     Ogni segreto, più che l’altra gente,
     Con tue immaginazioni antivedere,
     T’ha molte volte già fatta dolente;
     Forse più senno ti saria il tacere,
     Che sì parlare scapestratamente:
     Tu gitti innanzi a tutti i tuoi sermoni,
     Nè so che di Griseida ti ragioni.

XC.


Perchè vedendo te soprabbondare,
     Io vo’ far quel che io non feci ancora,
     Cioè la tua bestialità mostrare:
     Tu di’ che per Griseida mi scolora
     Soperchio amore, e vuommel rivoltare
     In gran vergogna, ma infino ad ora
     Non t’ha di questo il vero assai mostrato
     Il tuo Apollo, il qual di’ c’hai gabbato.