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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/249

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PARTE SETTIMA 237


XCI.


Per tale amor Griseida giammai
     Non mi fu in piacer, nè credo sia
     Nessuno al mondo nè che fosse mai
     Ch’ardisse a sostener questa bugia:
     E se, siccome tu dicendo vai,
     Ver fosse, giuro per la fede mia,
     Mai non l’avrei di qui lasciata gire,
     Prima m’avria Priam fatto morire.

XCII.


Non che io creda che l’avria sofferto,
     Come sofferse che Paris Eléna
     Rapisse, onde abbiam ora cotal merto:
     Però la lingua tua pronta raffrena.
     Ma pognam pur che così fosse certo,
     Ch’io per lei fosse in questa grave pena,
     Perchè non è Griseida in ciascun atto
     Degna d’ogni grand’uom, qual vuoi sia fatto?

XCIII.


Io non vo’ ragionar della bellezza
     Di lei, che al giudicio di ciascuno
     Trapassa quella della somma altezza,
     Perocchè fior caduto è tosto bruno;
     Ma vegnam pure alla sua gentilezza,
     La qual tu biasmi tanto, e qui ognuno
     Consenta il ver se ’l dico, e l’altro il nieghi,
     Ma il perchè, il prego, ch’egli alleghi.