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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/269

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PARTE NONA 257


V.


Poi tu, posata alquanto, te n’andrai
     Alla donna gentil della mia mente:
     O te felice, che la vederai,
     Quel ch’io non posso far, lasso e dolente!
     E come tu nelle sue man sarai
     Con festa ricevuta, umilemente
     Mi raccomanda all’alta sua virtute,
     La qual sola mi può render salute.

VI.


E nell’abito appresso lagrimoso
     Nel qual tu se’, ti prego le dichiari
     Negli altri danni il mio viver noioso,
     Li guai, e li sospiri e i pianti amari
     Ne’ quali stato sono e sto doglioso,
     Poichè de’ suoi begli occhi i raggi chiari
     Mi s’occultaron per la sua partenza,
     Che lieto sol vivea di lor presenza.

VII.


Se tu la vedi ad ascoltarti pia
     Nell’angelico aspetto punto farsi,
     O sospirar della fatica mia,
     Pregala quanto puoi che ritornarsi
     Omai le piaccia, o comandar che via
     Da me l’anima deggia dileguarsi,
     Perocchè dove ch’ella ne deggia ire,
     Me’ che tal vita m’è troppo il morire.


il filostrato 17