Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
22 | IL FILOSTRATO |
XXXII.
Poi fu dal nobil tempio dipartita
Griseida, Troilo al palazzo tornossi
Co’ suoi compagni, e quivi in lieta vita
Con lor per lungo spazio dimorossi;
Per me’ celar l’amorosa ferita
Di quei ch’amavan gran pezza gabbossi,
Poi mostrando che altro lo stringesse,
Disse a ciascun ch’andasse ove volesse.
XXXIII.
E partitosi ognun, tutto soletto
In camera n’andò, dove a sedere
Si pose, sospirando, appiè del letto,
E seco a rammentarsi del piacere
Avuto la mattina dell’aspetto
Di Griseida cominciò, e delle vere
Bellezze del suo viso annoverando,
A parte a parte quelle commendando.
XXXIV.
Lodava molto gli atti e la statura,
E lei di cuor grandissimo stimava,
Ne’ modi e nell’andare, e gran ventura
Di cotal donna amar si riputava;
E vie maggior se per sua lunga cura
Potesse far, se quanto egli essa amava
Cotanto appresso da lei fosse amato,
O per servente almen non rifiutato.