Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
PARTE PRIMA | 23 |
XXXV.
Immaginando affanno nè sospiro
Poter per cotal donna esser perduto,
E che esser dovesse il suo disiro
Molto lodato, se giammai saputo
Da alcuno fosse, e quinci il suo martiro
Men biasimato, essendo conosciuto,
Argomentava il giovinetto lieto,
Male avvisando il suo futuro fleto.
XXXVI.
Perchè disposto a seguir tale amore,
Pensò volere oprar discretamente;
Pria proponendo di celar l’ardore
Concetto già nell’amorosa mente
A ciascheduno amico e servidore,
Se ciò non bisognasse, ultimamente
Pensando, che amore a molti aperto
Noia acquistava, e non gioia per merto.
XXXVII.
Ed oltre a queste, assai più altre cose,
Qual da scuoprire e qual da provocare
A sè la donna, con seco propose,
E quindi lieto si diede a cantare
Bene sperando, e tutto si dispose
Di voler sola Griseida amare,
Nulla apprezzando ogni altra che veduta
Glie ne venisse, o fosse mai piaciuta.