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24 IL FILOSTRATO


XXXVIII.


E in verso amore tal fiata dicea
     Con pietoso parlar: signore, omai
     L’anima è tua che mia esser solea,
     Il che mi piace, perciocchè tu m’hai,
     Non so s’io dico a donna, ovvero a dea,
     A servir dato, che non fu giammai
     Sotto candido velo in bruna vesta
     Sì bella donna, come mi par questa.

XXXIX.


Tu stai negli occhi suoi, signor verace,
     Siccome in luogo degno a tua virtute:
     Perchè, se ’l mio servir punto ti piace,
     Da que’ ti prego impetri la salute
     Dell’anima, la qual prostrata giace
     Sotto i tuoi piè, sì la ferir l’acute
     Saette che allora le gittasti,
     Che di costei ’l bel viso mi mostrasti.

XL.


Non risparmiarono il sangue reale,
     Nè d’animo virtù ovver grandezza,
     Nè curaron di forza corporale
     Che in Troilo fosse, o di prodezza,
     L’ardenti fiamme amorose, ma quale
     In disposta materia o secca o mezza
     S’accende il fuoco, tal nel nuovo amante
     Messe le parti acceser tutte quante.