Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
26 | IL FILOSTRATO |
XLIV.
Ciascun altro pensier s’era fuggito
Della gran guerra e della sua salute;
E sol nel petto suo era sentito
Quel che parlasse dell’alta virtute
Della sua donna; e per questo impedito,
Sol di curar l’amorose ferute
Sollecito era, e quivi ogni intelletto
Avea posto all’affanno, ed il diletto.
XLV.
L’aspre battaglie e gli stormi angosciosi,
Ch’Ettore e gli altri suoi frate’ faceano
Seguiti da’ Troian, dagli amorosi
Pensier poco o niente il rimoveano;
Come che spesso ne’ più perigliosi
Assalti, innanzi agli altri lui vedeano
Mirabilmente nell’armi operare:
Ciò disser quei che stavanlo a mirare.
XLVI.
Nè a ciò l’odio dei Greci il rimovea,
Nè vaghezza ch’avesse di vittoria
Per Troia liberar, la qual vedea
Stretta da assedio, ma voglia di gloria
Per più piacer tutto questo facea;
E per amor, se ’l ver dice la storia,
Divenne in arme sì feroce e forte,
Che gli Greci il temean come la morte.