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PARTE PRIMA | 29 |
LIII.
Ed or fostu, o Troilo dolente,
Poscia ch’egli era dato che tu amassi,
Preso per tal, che un poco solamente
D’amor sentissi, onde ti consolassi;
Ma quella per cui piagni nulla sente
Se non come una pietra, e così stassi
Fredda come al sereno interza il ghiaccio,
Ed io qual neve al fuoco mi disfaccio.
LIV.
Ed or foss’io pur venuto al porto
Al qual la mia sventura sì mi mena,
Questo mi saria grazia e gran conforto,
Perchè morendo uscire’ d’ogni pena;
Che se il mio mal, del qual nessun s’è accorto
Ancora, se si scuopre, fia ripiena
La vita mia di mille ingiurie al giorno,
E più ch’altro sarò detto musorno.
LV.
Deh, aiutami amore! e tu per cui
I’ piango, preso più che altro mai,
Deh sii pietosa un poco di colui
Che t’ama più che la sua vita assai;
Volgi il bel viso omai verso di lui,
Da colui mossa, che in questi guai
Per te donna mi tiene, io te ne priego,
Deh non mi far di questa grazia niego.