Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/51

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PARTE SECONDA 39


XXIII.


Solo una cosa alquanto a te molesta
     Ha mia cugina in sè oltre alle dette,
     Che ella è più che altra donna onesta,
     E più d’amore ha le cose dispette:
     Ma s’altro non ci noia, credi a questa
     Troverò modo con mie parolette
     Qual ti bisogna; possi tu soffrire,
     Ben raffrenando il tuo caldo disire.

XXIV.


Ben puoi dunque veder ch’amor t’ha posto
     In luogo degno della tua virtute;
     Sta’ dunque fermo nell’alto proposto,
     E bene spera della tua salute,
     La quale credo che seguirà tosto,
     Se tu col pianto tuo non la rifiute;
     Tu se’ di lei ed ella è di te degno,
     Ed io ci adoprerò tutto ’l mio ingegno.

XXV.


Non creder, Troilo, ch’io non vegga bene
     Non convenirsi a donna valorosa
     Sì fatti amori, e quel ch’a me ne viene,
     Ed a lei ed a’ suoi, se cotal cosa
     Alla bocca del volgo mai perviene,
     Che, per follia di noi, vituperosa
     È divenuta, dove esser solea
     Onor, dappoi per amor sì facea.