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PARTE SECONDA | 41 |
XXIX.
Udiva Troilo Pandaro contento
Sì nella mente, ch’esser gli parea
Quasi già fuor di tutto il suo tormento,
E più nel suo amor si raccendea.
Ma poichè alquanto stato fu attento,
A Pandaro si volse e gli dicea:
Io credo ciò che tu di’ di costei,
Ma troppo ne par più agli occhi miei.
XXX.
Ma come mancherà però l’ardore
Ch’io porto dentro, ch’io non vidi mai
Che ella s’accorgesse del mio amore?
Ella nol crederà se tu il dirai:
Poi per tema di te, questo furore
Biasimerà, e niente farai;
E se nel cuor l’avesse, per mostrarti
D’essere onesta, non vorrà ascoltarti.
XXXI.
Ed oltre a questo, Pandar, non vorria
Che tu credessi che io disiassi
Di cotal donna alcuna villania,
Ma che le fosse a grado ch’io l’amassi
Solamente vorrei, questo mi fia
Sovrana grazia se io la impetrassi;
Di questo cerca, e più non ti dimando;
Poi abbassò il viso alquanto vergognando.