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42 IL FILOSTRATO


XXXII.


A cui ridendo Pandaro rispose:
     Niente nuoce ciò che tu ragioni,
     Lascia far me, che le fiamme amorose
     Ho per le mani, e sì fatti sermoni,
     E seppi già recar più alte cose
     Al fine suo con nuove condizioni;
     Questa fatica tutta sarà mia,
     E ’l dolce fine tuo voglio che sia.

XXXIII.


Troilo destro si gittò in terra
     Dal letto, lui abbracciando e baciando,
     Giurando appresso che la greca guerra
     Vincer nulla sariegli trionfando,
     Appresso a quest’ardor che tanto il serra:
     Pandaro mio, io mi ti raccomando,
     Tu savio, tu amico, tu sai tutto
     Ciò che bisogni a dar fine al mio lutto.

XXXIV.


Pandaro disioso di servire
     Il giovinetto, il quale molto amava,
     Lasciato lui dove gli piacque gire,
     Sen gì ver dove Griseida stava;
     La qual veggendo lui a sè venire,
     Levata in piè da lunge il salutava,
     E Pandar lei, che per la man pigliata,
     In una loggia seco l’ha menata.