Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/55

Da Wikisource.

PARTE SECONDA 43


XXXV.


Quivi con risa e con dolci parole,
     Con lieti motti e con ragionamenti
     Parentevoli assai, sì come suole
     Farsi talvolta tra congiunte genti,
     Si stette alquanto, come quei che vuole
     Al suo proposto con nuovi argomenti
     Venire, se il potrà, e nel bel viso
     Cominciò forte a riguardarla fiso.

XXXVI.


Griseida che ’l vede, sorridendo
     Disse: cugin, non mi vedesti mai,
     Che tu mi vai così mente tenendo?
     A cui rispose Pandaro: ben sai
     Ch’io t’ho veduta e di vederti intendo;
     Ma tu mi par più che l’usato assai
     Bella, ed hai più di che lodare Iddio,
     Che altra bella donna al parer mio.

XXXVII.


Griseida disse: che vuol dir codesto?
     Perchè più ora che per lo passato?
     A cui Pandar rispose lieto e presto:
     Perchè il tuo è il più avventurato
     Viso, che mai donna avesse in questo
     Mondo, s’io non mi sono ingannato;
     A sì fatto uomo ho sentito che piace
     Oltre misura sì, che se ne sface.