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54 | IL FILOSTRATO |
LXVIII.
Partito Pandar, se ne gì soletta
Nella camera sua Griseida bella,
Seco nel cuor ciascuna paroletta
Rivolvendo di Pandaro e novella,
In quella forma ch’era stata detta;
E lieta seco ragiona e favella,
E ’n cotal guisa spesso sospirando,
Oltre l’usato Troilo immaginando.
LXIX.
Io son giovane, bella, vaga e lieta,
Vedova, ricca, nobile ed amata,
Senza figliuoli ed in vita quieta,
Perchè esser non deggio innamorata?
Se forse l’onestà questo mi vieta,
Io sarò saggia, e terrò sì celata
La voglia mia, che non sarà saputo
Ch’io aggia mai nel cuore amore avuto.
LXX.
La giovinezza mia si fugge ognora,
Debbol’io perder sì miseramente?
Io non conosco in questa terra ancora
Veruna senza amante, e la più gente,
Com’io conosco e veggo, s’innamora,
Ed io mi perdo il tempo per niente?
E come gli altri far non è peccato,
E non può esser da alcun biasimato.