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PARTE SECONDA | 55 |
LXXI.
Chi mi vorrà se io invecchio mai?
Certo nessuno, e allora a ravvedersi
Altro non è se non crescer di guai;
Niente vale il di dietro pentersi,
O ’l dir dolente, perchè non amai?
Buon è adunque a tempo provvedersi;
Costui è bello, gentil, savio ed accorto,
Che t’ama, e fresco più che giglio d’orto;
LXXII.
Di real sangue e di sommo valore,
E Pandar tuo cugin tel loda tanto:
Dunque che fai, perchè dentro del cuore,
Come egli ha te, lui non ricevi alquanto?
Perchè non gli dai tu il tuo amore?
Non odi tu la pieta del suo pianto?
O quanto bene avrai ancor con lui,
Se com’egli ama te tu ami lui!
LXXIII.
Ed ora non è tempo da marito,
E se pur fosse, la sua libertade
Servare è troppo più savio partito;
L’amor che vien da sì fatta amistade
È sempre dagli amanti più gradito;
E sia quanto vuol grande la beltade,
Che a’ mariti tosto non rincresca,
Vaghi d’avere ogni dì cosa fresca.