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58 | IL FILOSTRATO |
LXXX.
Quali i fioretti dal notturno gelo
Chinati e chiusi, poi che ’l sol gl’imbianca,
Tutti s’apron diritti in loro stelo;
Cotal si fe’ di sua virtude stanca
Troilo allora, e riguardando il cielo,
Incominciò come persona franca:
Lodato sia il tuo sommo valore,
Venere bella, e del tuo figlio Amore.
LXXXI.
Poi Pandaro abbracciò ben mille fiate,
E baciollo altrettante, sì contento,
Che più non saria fatto se donate
Gli fosser mille Troie; e lento lento
Con Pandar solo a veder la beltate
Di Griseida n’andò, guardando attento
Se alcuno atto nuovo in lei vedeva,
Per quel che Pandar ragionato aveva.
LXXXII.
Ella si stava ad una sua finestra,
E forse quel ch’avvenne ell’aspettava;
Non si mostrò selvaggia nè alpestra
Verso di Troilo che la riguardava,
Ma tuttavolta in sulla poppa destra
Onestamente verso lui mirava;
Di che allegro Troilo se ne gio,
Grazie rendendo a Pandaro ed a Dio.