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PARTE SECONDA | 61 |
LXXXIX.
Che farò Pandar? Tu non di’ niente?
Tu mi vedi ardere in sì fatto fuoco,
E vista fai di non aver la mente
A’ miei sospiri, dove ch’io mi cuoco;
Aiutami, io ten prego caramente,
Dimmi ch’io faccia, consigliami un poco;
Che se da te o da lei non ho soccorso,
Di morte nelle reti son trascorso.
XC.
Pandaro disse allora: io veggio bene
Ed odo quanto di’, nè sonmi infinto,
Nè mai m’infingerò alle tue pene
Donare aiuto, e sempre son succinto
A far non sol per te ciò che conviene,
Ma ogni cosa senza esser sospinto
O da forza o da prego: fa’ tu ch’io
Aperto veggia il tuo caldo disio.
XCI.
Io so che in ogni cosa per un sei
Tu vedi più di me, ma tuttavia
S’io fossi in te, intiera scriverei
Ad essa di mia man la pena mia;
E sopra ciò, per Dio la pregherei,
E per amore e per sua cortesia,
Che di me le calesse, e questo scritto,
Io glielo porterò senza rispitto.