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72 | IL FILOSTRATO |
CXXII.
I’ ho avute da colui, che t’ama
Tanto perfettamente, che non cura
Già d’alcuno mio onor nè di mia fama,
Piene le carte della tua scrittura;
Nelle quai lessi la tua vita grama
Non senza doglia, s’io abbia ventura
Che mi sia cara, e benchè sian fregiate
Di lacrime, pur l’ho assai mirate.
CXXIII.
Ed ogni cosa con ragion pensando,
E l’afflizione e ’l tuo addomandare,
La fede, e la speranza esaminando,
Non veggio com’io possa soddisfare
Assai acconciamente al tuo dimando,
Volendo bene e intiero riguardare
Ciò che nel mondo più è da gradire,
Ch’è in onestà vivere e morire.
CXXIV.
Come che il compiacerti saria bene,
Se il mondo fosse tal chente dovrebbe;
Ma perchè è tal qual è, a noi conviene
Per forza usarlo; seguir ne potrebbe,
Altro facendo, disperate pene;
Alla pietà per cui di te m’increbbe,
Malgrado mio pur mi convien dar lato,
Di che sarai da me poco appagato.