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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/87

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PARTE SECONDA 75


CXXXI.


Crescea di giorno in giorno più l’ardore,
     E come che speranza l’aiutasse
     A sostener, pure era grave al core;
     E deesi a creder che assai il noiasse,
     Per che più volte dal suo gran fervore
     Stimar si può che lettere dittasse,
     Alle quai quando lieta e quando amara
     Risposta gli veniva, e spessa e rara.

CXXXII.


Per che sovente d’amor si dolea,
     E di fortuna cui tenea nemica,
     E spesse volte, oimè, seco dicea,
     Se un poco più la pungesse l’ortica
     D’amor, com’ella me trafigge e screa,
     La vita mia di sollazzo mendica
     Tosto verrebbe al grazïoso porto,
     Al qual prima ch’io vegna sarò morto.

CXXXIII.


Pandaro che sentia le fiamme accese
     Nel petto di colui che egli amava,
     Era di preghi suoi spesso cortese
     A Griseida, e tutto gli narrava
     Ciò che di Troilo vedeva palese;
     La quale ancor che lieta l’ascoltava,
     Diceva: i’ non posso altro, io gli fo quello,
     Che m’imponesti, caro mio fratello.