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82 | IL FILOSTRATO |
V.
Il qual tantosto ch’ad esso pervenne,
Da parte il trasse, e cominciógli a dire:
Amico mio, tanto di te mi tenne,
Quando uguanno ti vidi languire
Sì forte per amor, che ’l cor sostenne
Per te gran parte in sè del tuo martire;
Che per darti conforto, riposato
Non ho giammai, fin ch’io non l’ho trovato.
VI.
Io son per te divenuto mezzano,
Per te gittato ho in terra il mio onore,
Per te ho io corrotto il petto sano
Di mia sorella, e posto l’ho nel core
Il tuo amor; nè passerà lontano
Tempo, che la vedrai con più dolzore,
Che porger non ti può la mia favella,
Quando avrai in braccio Griseida bella.
VII.
Ma come Iddio che tutto quanto vede,
E tu che ’l sai, a ciò non m’ha indotto
Di premïo speranza, ma sol fede,
Che come amico ti porto, e condotto
M’ha ad oprar che tu trovi mercede;
Per ch’io ti prego, se non ti sia rotto
Da ria fortuna il disiato bene,
Che facci come a saggio far conviene.