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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/102

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82 COMENTO DEL BOCCACCI

Nam pro jucundis aptissima quaeque dabunt dì:
Carior est illis homo, quam sibi.

Ma acciocchè noi cognosciamo qual fosse la grazia di Dio, dalla quale l’autore tocco si movesse a destarsi del sonno mortale nel quale la mente sua era legata, e a ravvedersi in qual pericolo fosse l’anima sua; è da sapere, siccome il maestro delle sentenze afferma, esser quattro grazie quelle che la divina bontà ci presta alla nostra salute, delle quali la prima è chiamata grazia operante, della quale dice san Paolo: per la grazia di Dio io sono quello che io sono La seconda grazia si chiama cooperante, e di questa dice san Paolo medesimo: la grazia di Dio non fu in me vacua. La terza grazia si chiama perseverante, della quale dice il Salmista: Et misericordia ejus subsequatur me omnibus diebus vitae meae. La quarta grazia si chiama salvante, della quale si legge nell’Evangelio: de plenitudine ejus omnes accepimus gratiam per gratiam. Fa adunque la prima grazia del malvagio uomo buono, siccome nel libro della Sapienza si scrive: Verte ipsum, et non erit: e san Paolo dice: Fuistis aliquando tenebrae, nunc autem lux in Domino. La seconda, cioè la cooperante, fa dei buono migliore: e di ciò dice il Salmo: Ibunt de virtute in virtutem. La terza, cioè la perseverante, ne trasporta della via nella patria, della quale dice l’Evangelio: Qui perseververit usque in finem, hic salvus erit: nell’Apocalissi si legge: Quincumque vicerit, dabo ei edere de ligno vitae, quod est in Paradiso Dei mei: e in altra parte nel-