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SOPRA DANTE | 85 |
e pensando a conoscere, le cose presenti non avere alcuna stabilità, esser piene d’invidia e di pericoli, e nulla altra cosa in sè aver fermezza, se non il servire e amare Iddio: del quale pensiero fu cominciata a rompere la nuvola della ignoranza, la quale infino a quella ora l’avea occupato, e cominciò a conoscere la miseria dello stato de’ peccati, e ad avvedersi in quanti e quali esso fosse inviluppato, e in quanto pericolo esso fosse lungamente dimorato d’andare ad eterna perdizione.
La quinta cosa che dissi era da vedere è, perchè più nel mezzo della nostra vita che in altra età questo avvenisse. Intorno alla qual cosa è da sapere, questo vocabol mezzo potersi prendere in due modi: l’un modo è quello che nella esposizione litterale dicemmo, cioè puntale: il quale mezzo è dirittamente quel punto che egualmente è distante a due estremità; verbigrazia: egli è una verga lunga due braccia, cioè dall’una estremità della verga all’altra sono due braccia, perchè il mezzo puntale di questa verga sarà là, dove dall’una estremità cominciandosi, e andando verso l’altra la lunghezza d’un braccio, là dove egli finirà sia puntalmente il mezzo di questa verga. E possiamo ancor dire, il mezzo puntale esser quel punto il quale la sesta fa quando alcun cerchio descriviamo, perciocchè questo in ogni parte del cerchio è egualmente distante dalla circonferenza. La seconda maniera del mezzo s’intende assai sovente ciò che si contiene intra due estremi, o infra la circonferenza del cerchio siccome Niccolaio di Tamech sopra il Tito Livio dice, che Arno è un fiume posto