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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/110

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90 COMENTO DEL BOCCACCI

iniquitatem tu es. Dunque congruamente finge l’autore da mattina essere stato questo ravvedimento, per lo quale si conobbe essere nella oscura selva de’ peccati e della ignoranza.

L’ottava cosa dissi era da vedere, quello che l’autore vuole intendere per lo sole che sopra il monte vide, e per lo monte. Per li monti intende la Scrittura di Dio, spesse fiate gli apostoli: e questo perciocchè come i monti son quegli che prima ricevono i raggi del sole materiale surgente, così gli apostoli furono i primi che ricevettero i raggi, cioè la dottrina del vero sole, cioè di Gesù Cristo, il quale è veramente sole di giustizia e luce, la quale illumina ciascuno che viene in questo mondo. E che esso sia vero sole, per molte ragioni si dimostrerebbe, le quali al presente per brevità ometto. E secondochè io estimo, nell’autore sentita la grazia di Dio venne quel desiderio, il quale si dee credere che vegna in ciascuno il quale quella grazia in sè riceve, cioè di conoscere pienamente le colpe sue, e qual via dovesse tenere per poter venire a salute; ed occorsegli nella mente, alcuna dottrina non potergli in questo suo desiderio satisfare, come l’apostolica, rammemorandosi delle parole del Salmista, dove parlando di loro dice: Non sunt loquelae, neque sermones, quorum non audiantur voces eorum. In omnem terram exivit sonus eorum, et in fines orbis terae verba eorum. E però fuggendo la confusione delle tenebre del peccato, si può dire dicesse come talvolta disse il Salmista: Levavi oculos meos in montes, unde veniet auxilium mihi: volendo in questo dire, che egli levasse