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SOPRA DANTE 95

Ita mihi omnia ingenia sunt, Quod lubet, non lubet jam id
     continuo.
Ita me amor lassum animi ludificat, fugat, agit, appetit,
Raptat, retinet, lactat, largitur: quod dat, non dat: deludit:
Modo quod suasit, dissuadet: quod dissuasit, id ostentat.
Maritimis moribus mecum experitur: ita meum frangit
     amantem
Animum: neque, nisi quia miser non eo pessum mihi ulla abest
Perdito pernicies.

Oltre a ciò questo disonesto appetito è velocissimo in permutarsi, e salta tosto di una cosa in un’altra: un muover d’occhi, un atto vezzoso, un riso, una guatatura soave, una paroletta accesa, una lusinga d’uno amore in un altro, come vento foglia gli trasporta: e ora avendo a schifo questa che piacque, e ora desiderando quella che ancora non era piaciuta, dimostrano il lieve movimento della lor mente. La infelice Didone, secondo Virgilio, per un forestiero affabile, mai più non veduto, subitamente dimenticò il lungamente amato Sicheo; assai bene verificando quello che l’autore nel Purgatorio delle femmine dice:

Per lei assai, di lieve, si comprende,
Quanto in femmina fuoco d’amor dura,
Se l’occhio, o’l tatto spesso nol raccende.

Giasone dell’amor d’Isifile in breve tempo saltò in quel di Medea, e lei abbandonata, poi si rivolse a