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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/119

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SOPRA DANTE 99

donate tenebre ritornare, il quale dall’ora del tempo e dalla dolce stagione, prese speranza di vincere questo vizio oppostosi alla sua salute: per la quale ora del principio del dì, credo sia da prendere l’ora o ’l tempo nel quale Cristo prese carne umana. Il quale prender di carne, fu senza alcun dubbio il principio della nostra salute, il principio della riconciliazione del nostro signore Iddio con la nostra umanità, il principio del tempo accettevole, il quale per tante migliaia d’anni fu aspettato. E questo perciocchè in quel proprio dì fu, cioè di venticinque di marzo, nel quale, siccome apparirà appresso, il nostro autore dice sè essere risentito dal sonno mortale. E così vuole adunque l’autore darne a vedere, che di ciò ricordandosi, prendesse buona speranza della misericordia di colui, senza la quale non si puote avere d’alcun vizio vittoria. La cagion del tempo similmente gli diè buona speranza, conoscendo che in quella stagione era cominciato il tempo della grazia, e aperta la via alla nostra salute, lungamente stata serrata, ed il nemico della umana generazione abbattuto; perchè sperar si dovea di poter similmente abbattere i suoi ministri.

La seconda bestia, la quale si fece incontro al nostro autore, fu un leone, il quale dissi essere inteso per la superbia, alla quale come egli si confaccia ne mostreranno alcune delle sue proprietà a quelle del vizio poi equiparate. E il lione non solamente audace ma temerario, e appresso è rapace e soprastante, ed è ancora altisono nel ruggir suo, intanto che egli spaventa le bestie circunvicine che l’odono: e comechè