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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/122

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102 COMENTO DEL BOCCACCI

e tornare nel cammino della virtù, si para dinanzi agli occhi della mente, non lusingandolo, ma spaventandolo, col mostrargli che dove egli la sua maggioranza, il suo altiero stato abbandoni, egli diventa un menomo plebeo: ne sarà mai ad alcuna gran cosa chiamato, e intra’ suoi di niuna riputazione avuto. Sarà dispettato, e da coloro, li quali esso ha già premuti, offeso e scalpitato, rubato e spogliato: e se egli ancora del suo stato scende, non vi potrà quando vorrà risalire. Para ancora la gloria della preminenza, la potenza del levare in alto, e d’abbassare, secondo il suo volere, la pompa degli onori, e simili cose assai: le quali cose senza alcun dubbio hanno molto a muovere le tenere menti, e a renderle timide di cadere, e per conseguente a farle ritirare indietro dalla laudevole impresa. Ma a queste due, dice l’autore, essere ancora ad impedire il suo cammino sopravvenuta una lupa, e quella, più che l’altre due, averlo spaventato, e rispintolo indietro.

Le terza bestia, che davanti all’autore sì parò, fu una lupa, fiero animale e orribile, il quale, come davanti dissi, è inteso per l’avarizia, con la quale, come costei si convenga, come nell’altre due abbiam fatto, alcune delle sue proprietà prese, con quelle del vizio conformatole, il mostreremo. Manifesta cosa è, la lupa essere animale famelico e bramoso sempre. Appresso, quando quel tempo viene nel quale ella è atta a dovere concepere, avendo molti lupi dietro continuamente, a quello il quale più misero di tutti le pare, gli altri schifati, si concede. E oltre a ciò, il lupo è animale sospettissimo, continuo ci guar-