conforto; riscaldando colle sue predicazioni e con l’epistole le menti fredde e quasi ancora dubitanti. Ma io perchè venirvi? ne’ luoghi ne’quali tu mi prometti di menarmi: quasi dica per qual mio merito? o chi ’l concede? cioè che io in questi luoghi debba venire; volendo per questo intendere, come appresso dimostra, esser temeraria cosa l’andare in alcun segreto luogo senza alcun merito o senza licenza. Io non Enea, al quale Iddio fu cortese per le ragioni già mostrate. Chi Enea fosse, ancora che a molti sia noto, nondimeno più distesamente si dirà appresso nel quarto canto di questo libro, e però quanto è al presente basti quello che detto n’è; io non Paolo sono. San Paolo fu della tribù di Beniammì, e fu per patria di Tarso città di Cilicia: e avanti che divenisse cristiano, fu nelle scienze mondane assai ammaestrato, e fu ferventissimo persecutore de’ cristiani. Poi chiamato da Dio al suo servigio, fu mirabilissimo dottore, e con le sue predicazioni molte nazioni convertì al cristianesimo, molti pericoli e molte avversità di mare e di terra e d’uomini sostenne per lo nome di Cristo, e ultimamente, imperante Nerone Cesare, per lo nome di Cristo ricevette il martirio: e perciocchè era cittadino di Roma, gli fu tagliata la testa, e non fu come san Piero crocefisso. Di costui predisse Jacob, molte centinaia d’anni avanti, in persona di Beniamin suo figliuolo, e del quale egli doveva discendere: Beniamin lupus rapax, mane devorat praedam, et vespere dividit spolia. II quale vaticinio appartenere a san Paolo assai chiaramente si vede, perciocchè esso fu lupo rapace; alla