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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/221

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SOPRA DANTE 201

cioè il fiume, il quale qui chiama rio, tirato dalla consonanza del verso: e seguita la ragione perchè a questo son pronti,

Che la divina giustizia gli sprona,

cioè gli costrigne, Sì che la tema, la quale hanno delle pene eternali, si converte in disio, di andar tosto a quelle. Quivi, cioè per la nave di Carone, non passò mai anima buona, cioè che al cielo dovesse ritornare come dei tu, che non vieni per rimanere:

E però se Caron di te si lagna,

cioè si duole, e non ti vuol passare,

Ben puoi sapere ornai, che il suo dir suona,

avendo intesa la cagione del suo rammarichio. Finito questo. Questa è la settima e ultima parte della suddivisione del presente canto, nella quale l’autor mostra, sè per un tremore della terra, e per un baleno, vinto e caduto. Dice adunque: Finito questo, cioè la dichiarazione fattami da Virgilio della prontezza dell’anime a trapassare il fiume, la buia, cioè oscura, campagna. Campagna sono luoghi piani e larghi, i quali quivi non si dee credere che sieno; ma usa il vocabolo largamente, auctoritate poetica: e deesi intendere per la qualità di quello luogo dove vuole dare ad intendere che era, qual che si fosse, o montuoso o piano. Tremò si forte: ma qui è da vedere che volle dire questo tremare, conciosiacosachè l’autore niente ponga senza cagione: e perciò è da sapere, l’autore in ogni cosa porre quelli medesimi accidenti avvenire a’ dannati, che a coloro che in istato di grazia sono, ed in via di penitenza. E quin-