Commedia di Dante, ec, e come detto è. Ma perchè questo poco resulta, il lasceremo nell’arbitrio degli scrittori, e verremo a quello perchè all’autore dovè parere di doverlo così intitolare, dicendo la cagione del titolo secondo, perciocchè in quello si conterrà la cagione del primo, il quale quasi da tutti è usitato. E ad evidenza di questo, secondo il mio giudicio, è da sapere, siccome i musici ogni loro artificio formano sopra certe dimensioni di tempi lunghi e brevi, e acuti e gravi, e dalle varietà di quelle, con debita e misurata proporzione congiunta, e quello poi appellano cantico; così i poeti, non solamente quelli che in latino scrivono, ma eziandio coloro, che come il nostro autore fa, volgarmente dettano, componendo i loro versi, secondo la diversa qualità d’essi, di certo e determinato numero di piedi intra sè medesimo, dopo certa e limitata quantità di parole consonanti, siccome nel presente trattato veggiamo, che essendo tutti i ritmi d’egual numero di sillabe, sempre il terzo piè nella sua fine è consonante alla fine del primo, che in quella consonanza finisce: perchè pare, che a questi cotali usi, o opere composte per versi, quello nome si convegna che i musici alla loro invenzione danno, come davanti dicemmo, cioè canti: e per conseguente quella opera che di molti canti è composta doversi cantica appellare, cioè cosa in sè contenente più canti. Appresso si dimostra nel titolo, questo libro essere appellato Commedia; a notizia della qual cosa è da sapere, che le poetiche narrazioni sono di più e varie maniere, siccome è Tragedia, Satira e Commedia, Buc-