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8 | COMENTO DEL BOCCACCI |
lato e fatto alcun atto, e in forma di quelli che parlare doveano davanti dal popolo riguardante e ascoltante, il commedo che raccontava: dove il nostro autore chiama le parti della sua commedia. E cosi, acciocchè fine pognamo agli argomenti, pare, come di sopra è detto, non convenirsi a questo libro nome di commedia. Nè si può dire, non essere stato della mente dell’autore che questo libro non si chiamasse commedia, come talvolta ad alcuno di alcuna sua opera è avvenuto, conciossiacosachè esso medesimo nel xxi. canto di questa prima cantica il chiami commedia, dicendo:
Così di ponte in ponte altro parlando,
Che la mia Commedia cantar non cura, ec.
Che adunque diremo alle obiezioni fatte? Credo, conciossiacosachè oculatissimo uomo fosse l’autore, lui non avere avuto riguardo alle parti che nelle commedie si contengono, ma al titolo, e da quello avere il suo libro dinominato, figurativamente parlando. Il titolo della commedia è, per quello che per Plauto e per Terenzio, che furono poeti comici, si può comprendere, che la commedia abbia turbolento principio, e pieno di romori e di discordie, e poi l’ultima parte di quella finisca in pace e in tranquillità: al quale tutto è ottimamente conforme il libro presente; perciocchè egli incomincia da’ dolori e dalle tribulazioni infernali, e finisce nel riposo, e nella pace e nella gloria la quale hanno i beati in vita eterna. E questo dee poter bastare a fare che così fatto nome si possa di ragione convenire a questo libro.
Resta a vedere chi fosse l’autore di questo libro: