la qual cosa non pure in questo libro, ma in ciascuno altro pare di necessità di doversi sapere; e questo acciocchè noi non prestiamo stoltamente fede a chi non la merita; conciossiacosachè noi leggiamo:
Qui misere credit, creditur esse miser. E qual cosa è più misera che credere al patricida dell’umanità e pietà, all’invidioso della Scrittura1, o all’eretico della fede cattolica? Rade volte avviene che alcuno contro alla sua professione favelli; voglionsi adunque esaminare la vita, e’ costumi e gli studii degli uomini, acciocchè noi cognosciamo quanta fede sia da prestare alle loro parole. Fu adunque autore del presente libro, siccome il titolo ne testimonia, Dante Alighieri, per ischiatta nobile uomo della nostra città; e la sua vita non fu uniforme, ma da varie permutazioni infestata, spesse volte in nuove qualità di studii si permutò, della quale non si può convenevolmente parlare, che con essa non si ragioni de’ suoi studii e però egli nella sua puerizia nella patria si dette agli studii liberali, e in quegli maravigliosamente s’avanzò perciocchè oltre alla prima arte, fu, secondochè appresso si dirà, maraviglioso loico, e seppe retorica, siccome nelle sue opere appare assai bene: perciocchè nella presente opera appare lui essere stato astrolago, e quello essere non si può senza arismetrica e geometria, estimo lui similemente in queste arti essere stato ammaestrato.
Ragionasi similemente lui nella sua giovanezza avere udita filosofia morale in Firenze, e quella maravi-
- ↑ Scripta invece di Scrittura.