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268 | COMENTO DEL BOCCACCI |
luogo dove maritata fu, cioè in Corito, città ovverò castello, non guari lontano a Roma. Ebbe costei sei sirocchie, chiamate con lei insieme Pliade, dal nome della madre, chiamata, come detto è, Pleione: le quali sette sirocchie, secondo le favole de’ poeti, perciocchè nutricaron Bacco, meritarono essere trasportate in cielo, ed in forma di stelle poste nel ginocchio del segno chiamato Tauro: delle quali scrive Ovidio nel suo De Fastis, così:
Pliades incipiunt humeros relevare paternos:
Quae septem diei, sex tamen esse solent:
Seu quod in amplexum sex hinc venere Deorum:
Nam Steropen Marti concuhuisse ferunt:
Neptuno Halyonen, et te formosa Celaeno:
Majan, et Eletean, Tajgetenque Jovi:
Septima mortali Merope tibi, Sisyphe, nupsit.
Poenitet; et facti sola pudore latet.
Sive quod Electra Trojae spectare ruinas
Non tulit: ante oculos opposuitque manum.
Secondo gli astrologi l’una di queste sette stelle è nebulosa, e però come l’altre non apparisce. Chiamanle queste stelle i Latini Virgilie. Anselmo in libro De Imagine mundi, dice, che queste stelle non si chiamano Pliade dal nome della madre loro, ma dalla quantità; perciocchè plion in greco, viene a dire moltitudine in latino, Virgilie son chiamate, perciocchè in quelli tempi, che i virgulti cominciano a nascere, si cominciano a levare, cioè all’entrata di marzo. Il numero loro, che son sette, puote aver data cagione alla favola; perciocchè essendo simili in numero alle predette sette stelle, furono cominciate