alcuna cosa memorabile fatta: e quinci si crede, luì aver preso animo alle gran cose, le quali poi molte adoperò; e con astuzia e con sollecitudine sempre s’ingegnò d’esser preposto ad alcuna provincia e ad eserciti, e a farsi grande d’amici in Roma. Ed essendogli, dopo molte altre cose fatte, venuta in provincia Gallia, ed in quella andato, per dieci anni fu in continue guerre con que’ popoli: e fatto un ponte sopra il Reno, trapassò in Germania, e con loro combattè e vinsegli: e similmente trapassato in Inghilterra, dopo più battaglie gli soggiogò: e quindi tornando in Italia, e domandando il trionfo ed il consolato, per una legge fatta da Pompeo gli fu negalo l’un de’ due; per la qual cosa esso, partitosi da Ravenna, ne venne in Italia e seguitò Pompeo, il quale col senato di Roma partito s’era, infino a Brandizio, e di quindi in Epiro: e rotte le forze sue in Tessaglia il seguitò in Egitto, dove da Tolomeo re d’Egitto gli fu presentata la testa: e quivi fatte con gli Egiziachi certe battaglie, e vintigli, a Cleopatra, nella cui amicizia congiunto s’era, concedette il reame, quasi in guiderdone dello adulterio commesso. Quindi n’andò in Ponto, e sconfìtto Farnace re di Ponto si volse in Affrica, dove Giuba re di Numidia, e Scipione suocero di Pompeo vinti, trapassò in Ispagna contra a Gneo Pompeo figliuolo di Pompeo Magno. Quivi alquanto stette in pendulo la sua fortuna. Combattendo esso e’ suoi contro a’ Pompeani, e’ fu in tanto pericolo, che esso di voler morire, di quale spezie di morte si volesse uccidere pensava; respirò la sua fortuna e rimase vincitore: e quindi si tornò in