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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/333

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SOPRA DANTE 313

di che età morisse, o dove, non trovai mai; quantunque alcuni dicano, lui essere stato contemporaneo di Democrito: e Zenone.

Furono due eccellenti filosofi de’ quali ciascun fu nominato Zenone; ma perciocchè qui non si può comprendere di quale l’autor si voglia dire, brevemente diremo d’amenduni. Fu adunque l’uno di questi chiamato Zenone Eracleate. Costui potendosi in pace e in quiete riposare in Eraclea sua città, e in sicura libertà vivere, avendo all’altrui miseria compassione, se ne andò a Girgenti in Cicilia, in que’ tempi da miserabile servitù oppressa, soprastantele la crudel tirannia di Falari; volendo quivi esperienza prendere del frutto che dar potesse la sua scienza. Ed essendosi accorto il tiranno più per consuetudine di signoreggiare che per salutevol consiglio tenere il dominio, con maravigliose esortazioni i nobili giovani della città infiammò in desiderio di libertà. La qual cosa venuta agli orecchi di Falari, fece di presente prendere Zeno, e lui nel mezzo della corte posto al martorio, il domandò quali fossero coloro che del suo consiglio eran partefìci. De’ quali Zenone alcuno non ne nominò; ma in luogo di essi nominò tutti quegli che più col tiranno eran congiunti, e ne’ quali esso più si fidava: e in cotal guisa renduti gli amici suoi sospetti a Falari, fieramente cominciò a mordere e a riprendere la tristizia e la timidità de’ giovani: e quantunque d’età vecchio fosse, riscaldò sì con le sue parole i cuori de’ giovani di Girgenti, che mosso il popolo a romore, uccisero con le pietre il tiranno, e la perduta libertà racquistarono.