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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/335

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SOPRA DANTE 315

Orfeo, secondochè Lattanzio in libro Divinarum institutionum in Gentiles scrive, fu figliuolo d’Apolline e di Calliope Musa, e a costui scrive Rabano in libro Originum, che Mercurio donò la cetera, la qual poco avanti per suo ingegno aveva composta: la quale esso Orfeo sì dolcemente sonò, secondochè i poeti scrivono, che egli faceva muovere le selvo de’ luoghi loro, e faceva fermare il corso de’ fiumi, faceva le fiere salvatiche e crudeli diventar mansuete. Di costui nel IV. della Georgica racconta Virgilio questa favola, cioè lui avere amata una ninfa, chiamata Euridice, ed avendola con la dolcezza del canto suo nel suo amor tirata, la prese per moglie. La quale un pastore, chiamato Aristeo, cominciò ad amare: e un giorno andandosi ella diportandosi, insieme con certe fanciulle, su per la riva d’un fiume chiamato Ebro, Aristeo la volle pigliare; per la quai cosa essa cominciò a fuggire: e fuggendo, pose il pie sopra un serpente, il quale era nascoso nell’erba; perchè sentendosi il serpente priemere, rivoltosi, lei con un velenoso morso trafisse, di che ella si morì. Per la qual cosa Orfeo piangendo discese in inferno, e con la cetera sua cominciò dolcissimamente a cantare, pregando nel canto suo che Euridice gli fosse renduta. E conciofossecosachè esso non solamente i ministri infernali traesse in compassione di sè, ma ancora facesse all’anime de’ dannati dimenticare la pena de’ lor tormenti; Proserpina reina d’inferno mossasi gli rendè Euridice, ma con questa legge, che egli non si dovesse indietro rivolgere a riguardarla, infino a tanto che egli non fosse pervenuto sopra la terra; perciocchè se