Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/336

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316 COMENTO DEL BOCCACCI

egli si rivolgesse, egli la perderebbe, senza mai poterla più riavere. Ma esso, con essa venendone, da tanto desiderio di vederla fu tratto, che essendo già vicino al pervenire sopra la terra, non si potè tenere che non si volgesse a vederla. Per la qual cosa senza speranza di riaverla, subitamente la perde; laonde egli lungamente pianse: e del tutto si dispose, poichè lei perduta avea, di mai più non volerne alcun’altra, ma di menar vita celibe, mentre vivesse. Per la qual cosa, siccome dice Ovidio, avendo il matrimonio di molt’altre che il domandavano ricusato, cominciò a confortare gli altri uomini che casta vita menassero. Il che sapendo le femmine, il cominciarono fieramente ad avere in odio: e multiplicò in tanto questo odio, che celebrando le femmine quel sacrifìcio a Bacco che si chiama Orgia, allato al fiume chiamato Ebro, co’ marroni; e co’rastri, e con altri strumenti da lavorar la terra l’uccisono e isbranaron tutto, e il capo suo e la cetera gittate nell’Ebro, infino nell’isola di Lesbo furono dall’acque menate: e volendo un serpente divorare la testa, da Apolline fu convertito in pietra: e la sua cetera, secondochè dice Rabano, fu assunta in cielo, e posta tra l’altre imagini celestiali. Ma lasciando le fizion poetiche da parte, certa cosa è, costui essere stato di Tracia, e nato d’una gente chiamata Cicona: e secondochè Solino de mirabilibus mundi afferma, questi cotali Ciconi infino nel tempo suo in sublime gloria si reputavano, Orfeo esser nato di loro. E fu costui, secondochè molti stimano, di que’ primi sacerdoti che ordinati furono in que’ tempi, che pri-