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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/365

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SOPRA DANTE 345

questa essere stata ignoranzia Facti, la quale davanti dicemmo doversi potere scusare? Appresso, presupposto cbe alcuna altra nazione avesse voluto dagli Ebrei sapere questo secreto, il quale a loro soli Iddio avea dimostrato, l’avrebbe ella potuto credere? essendoci per le loro medesime lettere manifesto, che essi Ebrei essendo lungamente stati pasciuti di manna, e udendo gli ammaestramenti di Moisè, il quale per la loro liberazione avean veduto percuotere Faraone di dieci crudelissime piaghe, e veduto da lui essere stato nel diserto elevato un serpente di rame, al quale mostrate le lor piaghe, da’ serpenti del luogo dove erano ricevute, tutti guerivano: aveangli veduto con la verga percuotere una pietra viva, e di quella a saziar la sete loro uscire un fiume, non gli prestavan però interamente fede, ma or con una ritrosia, or con un’altra, non facevano altro che mormorare, e chiedere che nella servitudine della quale tratti gli avea gli ritornasse. E ultimamente elevato un toro d’ariento, contro al comandamento suo quello adorarono, onorarono, e magnificarono per loro Iddio. Non fu mai alcun messo di Dio mandato, che il suo piacere loro annunziasse, e chiamassegli ad obbedienza della sua legge. E chi dubita che Domeneddio non conoscesse alcuni da sè a ciò non dover venire non chiamati, quando i chiamati con ostinata pertinacia recusavan d’udire i suoi comandamenti e d’ubbidirlo? Se forse volesse alcun dire, Jona fu mandato da Dio a Ninive; ma esso non andò ad ammaestrarli della legge di Dio, ma a nunziare che Ninive infra quaranta dì si disfarebbe. E se gli Ebrei furono in Ba-