Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/48

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28 COMENTO DEL BOCCACCI

Allor fu la paura un poco queta,

cioè meno infesta, che nel lago del cuor. È nel cuore una parte concava, sempre abbondante di sangue, nel quale, secondo 1’opinione d’alcuni, abitano li spiriti vitali, e di quella, siccome di fonte perpetuo, si ministra alle vene quel sangue e il calore il quale per tutto il corpo si spande: ed è quella parte ricettacolo di ogni nostra passione; e perciò dice che in quello gli era perseverata la passione della paura avuta; e perciò dice, m’era durata

La notte, ch’io passai con tanta pieta,

cioè con tanta afflizione, sì per la diritta via la quale smarrita avea, e sì per lo non vedere, per le tenebre della notte, donde nè come egli si potesse alla diritta via ritornare. E qual’è quei, che con lena, cioè virtù, affannata, affaticato come colui il quale rompe in mare, che dopo molto notare faticato e vinto viene alla riva, e volgesi all’acqua perigliosa, della quale è uscito, e guata, e in quel guatare cognosce molto meglio il pericolo del quale è scampato, che esso non cognosceva mentrechè in esso era: perciocchè allora, spronandolo la paura del perire, a null’altra cosa aveva l’animo che solo allo scampare, ma scampato, con più riposato giudicio vede quante cose potieno la sua salute impedire; e quasi in esso fosse, molto più teme che non facea quando v’era. E però seguita adattando sè alla comparazione,

Così l’animo mio, ch’ ancor fuggiva,

cioè che ancora scampato esser non gli parea, ma come se nel pericolo fosse ancora, di fuggire si sforza-