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42 | COMENTO DEL BOCCACCI |
che egli vivesse poco a Roma, ma che egli talvolta vi passasse questo è credibile. Sotto il buono Augusto, cioè Ottaviano Cesare, il quale essendo per nazione della gente Ottavia, anticamente cittadina di Velletri, d’Ottavio padre e di Giulia, sirocchia di Giulio Cesare, nacque, il quale poi Giulio Cesare s’adottò in figliuolo, e per testamento gli lasciò questo cognome di Cesare: poi avendo egli perseguitati e disfatti tutti coloro li quali avevano congiurato contro a Giulio Cesare, e finite nella morte di Antonio e di Cleopatra le guerre cittadine, e molte nazioni aggiunte allo imperio di Roma; ed essendo a Roma venuti ambasciadori indiani e di Scitia, genti ancora appena da’ Romani conosciute, a domandare l’amicizia e la compagnia sua e de’ Romani; e oltre a ciò avendo i Parti renduti i segni romani tolti a Crasso e ad Antonio, parendo a’ Romani questo essere maravigliosa cosa, il vollero, secondo che alcuni dicono, adorare per iddio: la qual cosa egli rifiutò del tutto. E nondimeno avendo egli tutto il governo della repubblica commesso, e tenendo ragionamento di doverlo cognominare Romolo, per consiglio di Numaccio Planco senatore fu cognominato Augusto, cioè accrescitore. Ma perciocchè in molte parti di questo libro si fa di lui menzione, per questa credo assai sia detto, chiamarlo il buono Augusto l’autore, perciocchè quantunque crudel giovane fosse, nella età matura diventò umano e benigno principe, e buono per la repubblica.
Nel tempo degl’iddii falsi e bugiardi.
Sono falsi non veri iddii, quia Dii gentium de-