Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/66

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46 COMENTO DEL BOCCACCI

mente nella presente opera, siccome io spero che nel processo apparirà; e così si cognoscerà i poeti non essere mentitori, come gl’invidiosi e ignoranti gli fanno. Appresso all’uficio del poeta, siccome per le cose sopraddette assai chiaro si può comprendere, quanto nascondere la verità sotto favoloso e ornato parlare, il che avere sempre fatto i valorosi poeti si troverà da chi con diligenza ne cercherà: ma ciò che io ho detto, è da intendere sanamente. Io dico la verità secondo 1’opinione di quelli tali poeti; perciocchè il poeta gentile, al quale niuna notizia fu della cattolica fede, non potè la verità di quella nascondere nelle sue fizioni, nascosevi quelle che la sua erronea religione estimava esser vere; perciocchè se altro che quello che vero avesse istimato avesse nascoso, non sarebbe stato buon poeta: e perciocchè i poeti furono estimati non solamente teologi, ma eziandio esaltatori delle oper’ de’ valorosi uomini per li quali li stati de’ regni, delle provincie e delle città si servano; e oltre o ciò quegli ne’ loro versi di fare eterni si sforzarono: e similemerte furono grandissimi commendatori delle virtù e vituperatori de’ vizii; estimarono lor dovere estollere con quel singulare onore, che i principi trionfanti per alcuna vittoria erano onorati; cioè che dopo la vittoria d’alcuna loro laudevole impresa, in comporre alcun singular libro, essi fossero coronati di alloro; a dimostrare che come l’alloro serva sempre la sua verdezza, così sempre era da conservare la loro fama: le fatiche de’ quali se molto laudevoli non fossero, non è credibile che il aeaato di Roma, al qual solo apparteneva il conce-