divinità, acciocchè per troppa notizia non venissero in poco pregio appo il popolo, nascosero quegli sotto fabuloso velame. Il qual modo di parlare appo gli antichi Greci fu appellato poetos, il qual vocabolo suona in latino esquisito parlare; e da poetos venne il nome del poeta, il qual nulla altra cosa suona che esquisito parlatore. E quegli che prima trovarono appo i greci questo, furono Museo, Lino e Orfeo. E perchè ne’ lor versi parlavano delle cose divine, furono appellati non solamente poeti ma teologi: e per le opere di costoro, dice Aristotile, che i primi che teologizzarono furono i poeti. E se bene si riguarderà alli loro stili, essi non sono dal modo del parlare differenti da’ profeti, li quali leggiamo sotto velamento di parole, nella prima apparenza fabulose, l’opere ammirabili della divina potenza. È vero, che coloro spirati dallo Spirito santo, quel dissero che si legge, il quale credo tutto esser vero, siccome da verace dettatore è stato dettato; quello che i poeti finsero è stato per forza d’ingegno, e in assai cose non il vero, ma quello che essi secondo i loro errori estimarono vero, sotto il velame delle favole ascosero: ma i poeti cristiani, de’ quali sono stati assai, non ascosero sotto il loro fabuloso parlare alcuna cosa non vera, e massimamente dove fingessero cose spettanti alla divinità, e alla fede cristiana: la qual cosa assai bene si può cognoscere per la Buccolica del mio eccellente maestro m esser Francesco Petrarca, la quale chi prenderà e aprirà, non con invidia ma con piacevole discrezione, troverà sotto alle dure cortecce salutevoli e dolcissimi ammaestramenti: e simile-