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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/97

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SOPRA DANTE 77

sonno è quella, della quale vinta ogni corporal potenza si separa l’anima dal corpo; e senza alcuna cosa sentire o potere o sapere, immobili giacciamo, e giaceremo infino al dì novissimo senza poterci levare; e di questo intende il Salmista, quando dice: Cum dederis dilectis suis somnum. I1 sonno mentale allegoricamente parlando, è quello quando l’anima sottoposta la ragione a’ carnali appetiti, vinta dalle concupiscenze temporali, s’addormenta in esse, e oziosa e negligente diventa, e del tutto dalle nostre colpe legata diviene, quanto è in potere alcuna cosa a nostra salute operare: e questo è quel sonno del quale ne richiama san Paolo, dicendo: Hora est jam nos de somno surgere. E questo sonno può essere temporale e può esser perpetuo: temporale è quando ne’ peccati e nelle colpe nostre inviluppati dormiamo: e il Salmista dice: Surgite post quam sederitis, qui manducatis panem doloris; e in altra parte san Paolo dicendo: Surge, qui dormi, et exurge a mortuis, et illuminabit te Christus. E talvolta avviene per sola benignità di Dio che noi ci risvegliamo, e riconosciuti i nostri errori e le nostre colpe, per la penitenza levandoci ci riconciliamo a Dio, il quale non vuole la morte de’ peccatori; e a lui riconciliati, ripognamo, mediante la sua grazia, la ragione, siccome donna e maestra della nostra vita, nella suprema sedia dell’anima, ogni scellerata operazione per lo suo imperio scalpitando e discacciando da noi. Perpetuo è quel sonno mentale, il quale mentrechè ostinatamente ne’ nostri peccati perseveriamo, ne sopraggiugne l’ora ultima della pre-