le quella età è inchinevole, par che prenda inizio la nostra ruina: e la ragione pare assai manifesta. Sono generalmente i fanciulli vaghi del cibo, sospignendogli a ciò la natura che il suo aumento desidera; e gustando, come spesso avviene, le saporite e dilìcate vivande, e i vini esquisiti, a pian passo procedendo, ed ausando il gusto a quello che non gli bisognerebbe, cominciano, quantunque piccoli fanciulli, ad avere men cari quegli cibi che, quantunque rozzi, soleano satisfare alla fame e alla sete loro, e i più preziosi desiderano e domandano, e dal desiderio ad ottenergli si sforzano: e con questo nella età più piena procedendo, quasi come da naturale ordine tirati, al vizio della lussuria discorrono. Questa, la quale non solamente i giovani, ma i vecchi fa sè medesimi sovente dimenticare, loro con tante e tali lusinghe diletica, che potendo all’appetito la vigorosa età dell’adolescenza sodisfare, con ogni pensiero e con ardentissima affezione quello vituperevole diletto seguendo tutti si mettono. E quinci, per compiacere, negli ornamenti del corpo discorrono, non altrimenti assai sovente ornandosi che se vender si volessono al mercato de’ poco savi. Le quali cose, perciocchè senza denari esercitare meritamente non si possono, gli sospingono nel desiderio d’aver denari, e per quelli ogni coscienza posposta, senza alcuna difficultà ad ogni disonesto guadagno si dispongono, e quinci giucatori, ladri, barattieri, simoniaci, ruffiani e disleali divengono. Le quali cose, acciocchè a’ Lacedemoni avvenir non potessero, per legge comandò Licurgo, che i lor figliuoli. ec. Vedi Giusti-