Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/143

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SOPRA DANTE 139

chiamata Catona, e a Reggio, è uno stretto di mare pericolosissimo, il quale non ha di largo oltre a tre miglia, chiamato il fare di Messina: e dicesi fare, da Pharos, che tanto suona in latino quanto divisione; perchè molti antichi credono che già l’isola di Sicilia fosse congiunta con Italia, e poi per tremuoti si separasse il monte, chiamato Peloro di Cicilia, dal monte Appennino, il quale è in Italia, e così quella terra ferma si facesse isola: e sono de’ moderni alcuni li quali affermano ciò dovere essere stato vero: e la ragione che a ciò inducono è, che dicono vedersi manifestamente in quella parte di questi due monti che si spartì grandissime pietre, nelle rotture loro essere corrispondenti, cioè quelle d’Appennino a quelle che sono in Peloro, ed e converso. E come di sopra è detto, questo mare così stretto è impetuosissimo e pericolosissimo molto: e la ragione è, perciocchè quando avviene che venti marini traggano, come è libeccio e ponente, e ancora maestro che non è marino, essi sospingono il mare impetuosamente inverso questo fare, e per questo fare verso il mare di Grecia. E se allora avviene, che il mare di verso Grecia, per lo fiottare del mare Oceano, il quale due volte si fa ogni dì naturale, che sospignendo la forza de’ venti marini il mare verso la Grecia, ed il mare per lo fiotto si ritragga in verso il mare Mediterraneo, così scontrandosi questi due movimenti contrarii, ivi con tanta forza si percuotono e rompono, che quasi infino al cielo pare che le loro rotte onde ne vadano: e qual legno in quel punto vi si abbattesse ad essere, niuna speranza si può aver