Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/159

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SOPRA DANTE 155

da’ cieli: ma se noi vorremo essere prudenti, e seguire il consiglio della ragione, con la forza del libero arbitrio che noi abbiamo, noi contrasteremo a lei, siccome dice Giovenale, Nullum, Numen ec. perciocchè il seguir noi il desiderio concupiscibile, ne fa rimaner vinti da’ movimenti di questa ministra, ec. e perciò segue: Ella, cioè questa ministra e duce, provvede, giudica e persegue Suo regno; e dice provvede, inquanto provvedute paiono quelle cose le quali da ordinato e discreto fattore prodotte sono, siccome son queste terrene da ordinato movimento de’ cieli produtte, secondo la potenza de’ quali esse si permutano, non altramente che se da giudicio dato si movessero; e così par questa ministra da singulare ed occulta diliberazione proseguire quello che giudicato pare, cioè le cose commesse a lei, come il loro regno, gli altri Dei, cioè l’intelligenze delle quali di sopra è detto. E in questa parte l’autore quanto più può, secondo il costume poetico parla, li quali spesse volte fanno le cose insensate non altrimenti che le sensate parlare e adoperare, ed alle cose spirituali danno forma corporale: e che è ancora più, alle passioni nostre approprian deità, e danno forma come se veramente cosa umana, e corporea fossero; il che qui l’autore usa mostrando la fortuna aver sentimento e deità; conciosiacosachè come appresso apparirà, questi accidenti non possano avvenire in quella cosa la quale qui l’autore nomina fortuna, se poeticamente fingendo non s’attribuiscono: dalle quali fizioni è venuto, che alcuni in forma d’una donna dipingono questo nome di fortuna,