Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/191

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SOPRA DANTE 187

suae, quod Deo debuit offerre, offert creaturae. Che ella sia difetto di non dare ove si conviene, e soperchio volere quello che non si conviene, dimostrerà il seguente trattato. Sono adunque alcuni, i quali non essendo loro necessità, in tanto desiderio s’accendono di divenir ricchi, che il trapassar l’Alpi, e le montagne e’ fiumi, e navigando di venire alle nazioni strane, tirati dalla speranza, e sospinti dal desiderio, par loro leggerissima cosa, avendo del tutto in dispregio ciò che Seneca intorno a queste fatiche scrive a Lucillo, dove dice: magnae diitiae sunt, lege naturae, composita paupertas: lex autem illa naturae, scis quos terminos nobis statuat, non exurire, non sitire, non algere; ut famem, sitimque depellas, non est necesse superbis assidere liminibus, nec supercilium grave, et contumeliosam etiam humilitatem pati: non est necesse maria tentare, nec sequi castra, parabile est, quod natura, desiderat, et appositum: ad supervacua sudatur: illa sunt quae togam conterunt, quae nos senescere sub tentorio cogunt, quae in aliena litora impingunt: ad manum est, quod sat est: qui cum paupertate bene convenit, dives est. E se questi cotali fossono contenti quando ad alcun convenevole termine pervenuti sono, o fossero contenti di pervenire a questo termine con onesta fatica e laudevole guadagno, forse qualche scusa il naturale appetito, il quale abbiamo infisso d’avere, gli troverebbe; ma perciocchè a questo modo non si sa porre tutti nel miserabile vizio trapassiamo, cioè in soperchio volere più che non ci conviene. È il vero che il trapassare