Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/227

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SOPRA DANTE 223

fica il fuoco, il quale è qui sopra di noi, fatto in questa torre? e che risponde Quell’altro fuoco? il quale io veggio fare sopra la torre, la quale n’è lontana, e chi son que’ che ’l fenno? questo ch’è sopra noi, e quello ancora che n’è più rimoto.

Ed egli a me: su per le sucide onde,

di Stige, le quali chiama sucide, perchè nere e brutte erano, Già puoi scorger, cioè di lontan vedere, quello che s’aspetta, di dovere avvenire per questo fuoco e per quello, Se ’l fummo, cioè la nebbia, del pantan nol ti nasconde, perciocchè la nebbia dove non si dirada, ha a tor la vista delle cose, alle quali ella è davanti, e mezza tra esse e l’occhio del riguardante. E questo avendo Virgilio risposto, seguita l’autore, e dimostra quello che seguì de’ fuochi sopra le due torri veduti, dicendo, Corda, d’alcun arco, non pinse mai da sè saetta, Che sì corresse, cioè volasse, via per l’aer snella, cioè leggiere,

Com’io vidi una nave piccioletta,

Venir per l’acqua, della palude, verso noi in quella, che Virgilio diceva, già puoi scorgere ec.

Sotto il governo d’un sol galeoto.

Galeotti son chiamati que’ marinari, i quali servono alle galee; ma qui, licenza poetica, nomina galeotto il governatore d’una piccola barchetta; e dice, che questo galeotto,

Che gridava: or se’ giunta, anima fella,

cioè malvagia; e come assai appare, l’autore in questo quinto cerchio non ha ancor mostrato essere alcun demonio, il quale preposto sia al tormento