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224 COMENTO DEL BOCCACCI

de’ dannati in esso, nè che con alcuno atto lo spaventi, come suol fare ne’ cerchi di sopra; e perciò il pone in questo luogo: e questo è artificiosamente fatto, perciocchè non sempre d’una medesima cosa si dee in un medesimo modo parlare: ponlo adunque, per variare alquanto il modo del dimostrare, qui infra ’l cerchio, perciocchè tutto è del quinto cerchio ciò che si contiene infino all’entrata della città di Dite. E in quanto le parole di questo galeotto sono in numero singulare, par che sien dirizzate dal demonio, pure all’un di lor due, cioè a Virgilio, il quale era anima e non uomo; e però si può comprendere, questo demonio avere da occulta virtù sentito, l’autore non venir come dannato, e però lui non avere in esso alcuna potestà; ma esso gridar contro a Virgilio, acciocchè l’autore spaventasse, e spaventandolo, il rimovesse dal suo buon proponimento, cioè dal voler conoscere le colpe de’ peccatori e i tormenti dati a quelle; acciocchè per lo conoscer delle colpe, apparasse quello che era da fuggire, e per la pena prendesse timore, e quindi compunzione, se per avventura in quella colpa caduto fosse. Al qual demonio così gridante disse Virgilio: Flegias, Flegias, era questo il proprio nome del demonio che la nave menava, il quale Virgilio quasi dirisivamente due volte nomina, seguitando, tu gridi a voto, cioè per niente, Disse lo mio signore, e poi soggiugne la cagione, per la quale Flegias grida a voto dicendo, a questa volta, che qui se’ venuto, Più non ci avrai, che tu t’avessi, se non passando il loto, cioè il padule pieno di loto. E